Eretica, sì. Non sia mai che faccio le cose in regola io.

Premessa: è festa, alla faccia di chi ha cercato di togliercela – e non mi addentro nella questione – ma la sottoscritta ha un mal di testa strisciante e fa un freddo porco, perciò è predisposta al cazzeggio culinario piuttosto che ad uscire. Avendoci una ricetta di pastafrolla perfettamente ortodossa, e dai risultati certi e sperimentati (yum), perchè una dovrebbe limitarsi a riprodurre la ricetta? Perchè negarsi il brivido dell’incognita del primo morso al biscotto?

Allora: come ogni ricetta contenente uova, la ricetta della pasta frolla è quantizzata. Questo perchè non è possibile misurare 3/4 di uovo, perciò è la quantità di uova che regola il resto degli ingredienti. Questo è sempre valido, tranne che in caso di colpi di genio di una cincia che non ama tanto le uova (solidarietà con i pennuti). Con cosa sostituisco un uovo nella ricetta? Banale: tre cucchiaini di lecitina di soia, sciolti in poca acqua calda. In capo a 10 minuti ha la stessa consistenza e quasi lo stesso colore del giallo d’uovo, in più non necessita nemmeno di quantizzazione perchè se ne può fare la dose che serve. Stesso risultato dell’uovo? Boh? Ma ci importa 😀 ?

Lo zucchero…Colpo di genio due: cosa mi sono portata a fare dal Canada lo sciroppo d’acero? Vai: tre cucchiai da minestra scarsi, e i 125g di farina che erano quelli che mancavano a finire il pacchetto sono sistemati (a posteriori, anche 4 cucchiai ci stavano: mi ha trattenuto la proverbiale sdolcinatezza dello sciroppo d’acero). Un tocco di margarina da 40g va a fare compagnia al tutto nel mixer, un cucchiaino scarso di bicarbonato, si frulla e toh, ecco ottenuta la pasta in uno gnocchetto che gira.

Dopo di ciò si fa finta di aver fatto la pastafrolla davvero, si fanno i biscotti con lo stampino, e si mettono in forno ben caldo a 160°C per circa un quarto d’ora.

Che ci crediate o no, non sono così orribili.